ARTRITE REUMATOIDE

ARTRITE REUMATOIDE

Le persone che affrontano per la prima volta questa strana patologia, restano confuse e disorientate da un evento tutto sommato poco conosciuto, in quanto i media (televisione e giornali) poco ne parlano, tuttavia la denominazione di Artrite Reumatoide (A.R.) compare per la prima volta nel 1859, anche se la malattia di per se è già presente nel passato; la scoperta di scheletri nel nuovo mondo risalenti a circa 5000 anni fa presentano lesioni che richiamano l'A.R.


Meccanismo d’azione:


L'artrite reumatoide (A.R.) è una malattia cronica, che cioè tende a persistere nel tempo, la quale colpisce la membrana sinoviale(1) delle articolazioni. Tale membrana reagisce all'infiammazione aumentando di volume dando origine al panno sinoviale, il quale invadendo la cartilagine ne provoca l'erosione e la graduale distruzione. Questo processo proliferativo si estende all'osso, l'infiammazione arriva ad interessare tutti i tessuti che circondano l'articolazione provocandone in modo graduale la distruzione della stessa e la relativa invalidità di chi ne soffre. Va altresì ricordato che non solo le articolazioni ne sono colpite ma l'intero organismo fra cui occhi, polmoni, cuore e reni, per questo viene detta anche sistemica.

Il nostro organismo, per difendersi dagli attacchi esterni di virus e batteri produce gli anticorpi, cioè quei soldati che generalmente ci proteggono dalle malattie, nella A.R. tali anticorpi, per ragioni non ancora ben note, impazziscono reagendo in modo anomalo, non riconoscendo cioè la membrana sinoviale che riveste le nostre articolazioni, attaccandola e provocandone l'infiammazione ed innescando un meccanismo di auto-distruzione dei tessuti articolari e non. 


Cause scatenanti:


Diverse sono i pareri sulle possibili cause scatenanti: Alcuni ricercatori dicono che la causa sia una predisposizione genetica associata ad un (innesco esogeno) un battere, un virus ecc. altri affermano che le cause che la scatenano sono multifattoriali, recenti studi infatti hanno dimostrato alla base una predisposizione genetica. Uno studio israeliano condotto da alcuni ricercatori dell’Università Ben Gurion, affermano che sarebbe un batterio dei microplasmi presente nella gola ad essere implicato nell’insorgenza dell’Artrite Reumatoide.


Chi colpisce:


Colpisce preferibilmente le donne con un rapporto di 4:1, sebbene sia possibile la sua comparsa nell'età pediatrica (artrite giovanile) l'A.R. si rivela per lo più tra i 35 e i 50 anni di età. E' a decorso ciclico con fasi di acutizzazione che si alternano a periodi di remissione della malattia.


Sintomi:


Una caratteristica è l'anemia, febbre, e debolezza muscolare (astenia) oltre naturalmente al dolore articolare caratterizzato da tumefazione (gonfiore) e da rigidità articolare mattutina, colpisce le articolazioni in modo simmetrico, cioè i due polsi, i due gomiti, le due ginocchia ecc.


Le prime ad essere coinvolte sono generalmente le piccole articolazioni delle mani, polsi, piedi e caviglie. In una fase successiva la malattia colpisce ginocchia, anche, spalle e gomiti. Da ricordare il coinvolgimento, in A.R. molto aggressive del rachide cervicale e della mandibola.


Oltre a coinvolgere le articolazioni provocandone il gonfiore, dolore, rigidità: l'A.R. causa anche anemia, fatica, perdita di peso, febbre e nel tempo l’invalidità; inoltre i farmaci utilizzati per contrastare la patologia possono provocare nel tempo diversi danni secondari: ad esempio il cortisone utilizzato per lunghi periodi, provoca un'importante decalcificazione ossea (osteoporosi) alla quale opporsi con farmaci specifici non prima di essersi rivolti ad un centro contro l’osteoporosi; da sottolineare comunque che nei moderni protocolli terapeutici il suo utilizzo viene considerato per brevi periodi ed a dosaggi molto bassi.

E' evidente che il danno articolare provocato dalla malattia nel tempo, giunge al suo epilogo con la distruzione dell'articolazione stessa; fortunatamente però la ricerca ha fatto passi da gigante e questi casi sono sempre più rari grazie alla migliore conoscenza della patologia ed all’utilizzo dei moderni protocolli terapeutici nei quali troviamo anche i moderni farmaci biotecnologici. Per i casi più gravi invece di artriti particolarmente aggressive, l’utilizzo degli impianti protesici garantiscono tutto sommato una modesta attività fisica e lavorativa.


Diagnosi:


Riconoscere nel più breve tempo possibile l'A.R. è importantissimo in quanto permette al reumatologo di iniziare una cura che contrasti in modo efficace l'evolversi della malattia, ed i metodi che permettono al medico di monitorizzare l'A.R. sono, gli esami di laboratorio da effettuarsi almeno ogni 45 giorni, le radiografie e l’esame del liquido articolare.


Esami ematici: la ves, pcr, emocromo+formula, creatinemia, waller Rose, reuma test, esame urine ecc. oltre agli anticorpi anti peptide ciclico citrullinato.


Esami radiografici: eventuali radiografie delle articolazioni colpite, ecografia.


Il reumatologo decide sulla base dei referti diagnostici e soprattutto della visita del paziente se la persona è affetta da tale malattia, quindi impostata una terapia di prima scelta stabilisce il tempo delle visite successive per poter monitorare l’andamento della patologia e l’impatto delle cure prescritte su di essa.


Aspetti psicosomatici dell’artrite reumatoide


L’aspetto psichico del soggetto che soffre di artrite reumatoide è fondamentale e non solo per gli evidenti effetti dell’impatto della malattia sul piano emotivo e sulla qualità della vita, ma anche sulle cause della malattia stessa. Un aspetto chiave per comprendere il simbolismo psicosomatico racchiuso in questa patologia è l’origine autoimmune dell’artrite reumatoide.
Nel campo della 
PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), intorno alla metà degli anni Sessanta, all’interno di un filone di ricerca che già vantava un corpus di dati sostanzioso, si sviluppò un’area interdisciplinare che approfondì la relazione tra il sistema nervoso e quello immunitario, Nel 1964 lo psichiatra californiano George Freeman Solomon introduce il termine psicoimmunologia per identificare questa corrente di studi. La collaborazione con il Dr. Rudolf H. Moos della Facoltà di Medicina di Stanford, portò ad un importante risultato: i due studiosi proposero un modello teorico integrativo fondato sulla correlazione tra profili di personalità e malattie autoimmuni, come Artrite reumatoide e Lupus eritematoso. Sull’artrite, i due studiosi scoprirono che pur avendo la predisposizione genetica alla malattia, solo i soggetti emozionalmente sani non sviluppano la patologia. Presi in esame due diversi gruppi-campione, uno di soggetti affetti dalla malattia e l’altro di soggetti sani, è stato analizzato uno specifico fattore sanguineo, il “fattore 179 reumatoide” ovvero l’autoanticorpo che attacca gli stessi anticorpi dell’organismo generando il meccanismo autoimmunitario responsabile della patologia. Lo studio ha dimostrato che i soggetti sani, pur presentando il fattore 179 nel sangue, non sviluppavano la malattia; al contrario, coloro che, come i soggetti sani, erano portatori dello stesso fattore 179 ma soffrivano di disturbi psicologici più o meno gravi, ansia e/o depressione prolungata, avevano un rischio elevato di ammalarsi di artrite reumatoide. Partendo da questi risultati, gli studi condotti successivamente, hanno dimostrato che in una persona predisposta, forti stati di tensione emozionale, come perdita del lavoro, divorzi o lutti, rendono il corpo vulnerabile e possono essere un grande fattore d’innesco della malattia; una volta instaurata, quest’ultima può essere ulteriormente peggiorata da questa stessa tensione.


Ma ci sono molti altri simbolismi psicosomatici racchiusi nella patologia. I sintomi lamentati dal soggetto coinvolgono le articolazioni, ovvero la libertà d’azione e il percorso di sviluppo individuale. Chi è affetto da artrite reumatoide è dotato di grande vitalità, di talenti nascosti e di energia creativa che ad un certo punto della vita, che spesso coincide con la piena maturità, restano bloccati. Il motivo principale di questo meccanismo è la paura di esprimere pienamente se stessi per il timore di non essere amati o accettati e di mettere in atto un cambiamento che possa, inconsapevolmente, ferire l’altro, in particolare il partner. I sensi di colpa, la paura della solitudine e della perdita producono uno spostamento dell’energia di affermazione sulle proprie articolazioni: il soggetto attacca se stesso, proprio come avviene nelle malattie autoimmuni.


La rigidità mattutina indica la difficoltà ad iniziare la giornata, analogamente allo stato depressivo; la febbricola esprime il conflitto interiore legato a questo “spostamento” sul corpo mentre il dolore è la voce di un’articolazione che non può più agire, incatenata in una forte rigidità caratterizzata da orgoglio, moralismo, eccesso di critica, perfezionismo. L’artrite reumatoide, inoltre, è molto più frequente nelle donne e questo aspetto ha una connotazione sociale: molto spesso alcune bambine, fin da piccole, a causa dei dogmi legati alla famiglia d’origine, hanno nutrito l’idea che affermarsi, prendere in mano la propria vita o anche semplicemente arrabbiarsi, significava compiere un atto di supremazia sugli altri pur avendo ricevuto, contemporaneamente e in modo contraddittorio, la spinta psicologica e sociale all’auto-affermazione.


Consigli:


La cosa importante in base alla mia esperienza, è di scegliere un reumatologo all’interno di un ospedale di riferimento, preparato cioè ad accogliere questa tipologia di malati e possibilmente di non cambiarlo; cosa che generalmente gli ammalati reumatici tendono a fare non vedendo miglioramenti dopo le prime cure. Importante è altresì la ginnastica dolce (che cioè non gravi sulle articolazioni) ad esempio la cyclette è ottima come la l’idrochinesiterapia (ginnastica in acqua), sono strumenti utili a tenere allenati i muscoli del corpo che tendenzialmente nell'ammalato reumatico tendono ad atrofizzarsi. Recarsi da un fisioterapista potrebbe essere la giusta scelta come approfondire la conoscenza della terapia occupazionale.


Un altro aspetto da non sottovalutare sono i piedi, la malattia può aggredire le caviglie le quali col tempo tendono a cedere verso l'interno, il piede diventa piatto e la difficoltà della camminata diventa ogni giorno più visibile, un buon plantare ortopedico opportunamente studiato aiuta l'arto a sopportare meglio il peso corporeo distribuendo in modo omogeneo la spinta verso il basso. 


Una cosa fondamentale di cui stranamente mai se ne parla, è il divieto assoluto di prendere il sole o perlomeno nei momenti in cui la malattia sia maggiormente attiva, in quanto si attiverebbero gli anticorpi, principali protagonisti negativi della malattia; non vi sono invece particolari controindicazioni relative alla dieta, eliminare l'alcol e il fumo è consigliato per non caricare ulteriormente l'apparato digerente (stomaco-fegato) notevolmente impegnati nel metabolizzare i farmaci che la malattia stessa necessita; le cure termali nei periodi attivi dell'A.R. sono altresì sconsigliate.

 

(1) La membrana sinoviale è quella sottile pellicola che riveste la superficie interna di tutte le articolazioni dell'organismo e che ha come funzione quella di lubrificare l'articolazione stessa producendo il liquido sinoviale, nell'A.R. l'infiammazione della sinoviale provoca un'abbondante produzione di liquido sinoviale con conseguente tumefazione (gonfiore) dell'articolazione colpita.

A volte l'estroflessione della membrana sinoviale provoca una tumefazione tondeggiante localizzata al polso o alla mano, chiamata ganglion o cisti sinoviale. Gli sforzi intensi e ripetuti, i traumi, le posizioni anomale del polso o della mano mantenute per lungo tempo provocano l'aumento della pressione interna dell'articolazione del polso; tale pressione provoca lo sfiancamento della parete articolare, attraverso la quale viene a sporgere la membrana sinoviale. All'interno della parete della cisti si raccoglie una certa quantità di liquido, che successivamente assume un aspetto gelatinoso. La cisti rimane comunque collegata all'articolazione tramite un sottile peduncolo il quale può funzionare da valvola di scarico del contenuto della cisti nell'articolazione; questo meccanismo spiega il perché le cisti siano soggette a variazioni di dimensione. La cisti provoca dolore e difficoltà di movimento articolare, l'intervento chirurgico è assolutamente consigliato quando il dolore è intenso o quando la ciste raggiunge dimensioni antiestetiche. Nell'A.R. l'intervento dev'essere indirizzato non solo alla rimozione della cisti ma alla rimozione dell'intera membrana sinoviale (sinovialectomia), questo per scongiurare ricadute precoci.


Artrite reumatoide - Redazione Reumatoide.it

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