DISABILI E AUTONOMIA DIFFERENZIATA

DISABILI E AUTONOMIA DIFFERENZIATA

DISABILI E AUTONOMIA DIFFERENZIATA

"La creazione di un sistema di autonomia differenziata potrebbe portare a una situazione in cui le persone con disabilità e i cittadini più vulnerabili rischiano di essere trattati in modo inequo-sanitario."


La recente introduzione dell'autonomia differenziata rappresenta una nuova formulazione legislativa che permette alle singole Regioni di gestire in maniera più indipendente diversi aspetti della vita pubblica, tra cui salute, istruzione e trasporti. L'approvazione di questa legge ha scatenato un ampio dibattito, in particolar modo per le possibili implicazioni sul sistema sanitario e sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). I LEP, che rappresentano gli standard minimi dei servizi che ogni regione deve garantire ai propri cittadini, suscitano preoccupazioni riguardo all'accesso universale a servizi sanitari di alta qualità, indipendentemente dalla regione di residenza.


L'introduzione dell'autonomia differenziata permette alle regioni di avere maggiore controllo sui servizi compresi nei Lep (Livelli Essenziali di Prestazione). Ciò implica che ogni regione avrà il potere di decidere come gestire e finanziare tali servizi fondamentali. Di conseguenza, è evidente che ci saranno differenze nella qualità e nell'erogazione delle cure sanitarie tra le diverse regioni. Le principali preoccupazioni riguardano la capacità delle regioni meno abbienti di mantenere gli standard richiesti, che costituiscono una garanzia parziale per tutti i cittadini, senza un adeguato supporto finanziario. Questa situazione potrebbe causare notevoli disparità nell'accesso e nella qualità delle cure, penalizzando soprattutto i cittadini vulnerabili, come le persone con disabilità. Un altro aspetto critico è la difficoltà nel determinare in modo preciso quali servizi siano inclusi nei Lep. La definizione di quali servizi siano essenziali e come valutare la loro qualità richiede un equilibrio delicato tra diritti civili e sociali, che deve essere attentamente valutato per garantire che i bisogni dei cittadini più fragili non vengano compromessi.


Quale ruolo hanno le Regioni


L'autonomia differenziata potrebbe causare una maggiore disparità tra le regioni, amplificando le differenze tra quelle più ricche e quelle meno fortunate. Questo potrebbe portare a un divario sempre più ampio tra i cittadini, compromettendo l'accesso ai servizi di base di qualità. È essenziale che i Lep siano distribuiti in modo uniforme per mantenere l'equità tra le diverse aree del paese. Tuttavia, le regioni più povere, in particolare quelle del Mezzogiorno, potrebbero trovarsi in difficoltà a causa delle loro limitate risorse finanziarie. Senza risorse adeguate, queste regioni potrebbero non essere in grado di garantire i Lep al livello richiesto, aggravando ulteriormente le disparità esistenti. Inoltre, con l'autonomia differenziata, si passa da un sistema in cui lo Stato fornisce risorse uniformi a uno in cui le regioni dipendono dalle loro risorse territoriali. Questo cambiamento potrebbe rendere difficile per le aree più povere del Paese garantire i servizi minimi necessari.


Cittadini vulnerabili: quale impatto


I cittadini più vulnerabili, inclusi quelli con disabilità, saranno i più colpiti da questi squilibri e avranno meno accesso ai servizi essenziali a causa delle differenze regionali. Questo metterà a rischio il loro benessere e i loro diritti. Pertanto, sarebbe più opportuno adottare un approccio di autonomia solidale, come suggerito dalla FISH, che preveda un sostegno dello Stato alle regioni con maggiori difficoltà. Questo aiuterebbe a garantire una distribuzione equa dei diritti e dei servizi essenziali su tutto il territorio nazionale.


Livelli  essenziali di assistenza: cosa succede


L'autonomia differenziata comporta un rischio anche per i Livelli essenziali di assistenza (Lea), i quali definiscono i servizi sanitari di base garantiti a tutti i cittadini. Si teme che sotto questa nuova forma di autonomia, i Lea potrebbero subire importanti modifiche. L'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) è preoccupata per l'impatto che ciò potrebbe avere sui Lea. Inizialmente concepiti per stabilire standard di cure uniformi, ora vengono utilizzati per valutare l'efficienza dei servizi sanitari regionali e per determinare la distribuzione del Fondo sanitario nazionale. Di fatto, si sono trasformati in Lep, livelli essenziali delle prestazioni. Questo cambiamento di rotta potrebbe semplificare eccessivamente i Lea, riducendo l'idea di un'assistenza sanitaria globale a una serie di prestazioni individuali.


Le cure dei pazienti


Il testo evidenzia la preoccupazione per i pazienti oncologici, i quali necessitano di cure che vanno oltre singole prestazioni. Il Presidente dell'Aiom, Francesco Perrone, sottolinea l'importanza di un approccio completo alla cura di questi pazienti, che includa diversi tipi di trattamenti e supporti. Tuttavia, con la semplificazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), si teme che questa visione della cura possa essere compromessa. Si teme inoltre che l'autonomia differenziata tra le regioni possa intensificare la competizione già esistente, favorendo le regioni più ricche a discapito di quelle meno abbienti. Per preservare la qualità del servizio sanitario nazionale, è necessario potenziarlo a livello centrale, puntando sul rafforzamento delle strutture e delle reti sanitarie su scala nazionale. In particolare, è importante sviluppare reti oncologiche regionali in tutto il Paese, garantendo l'accesso equo e l'efficienza dei servizi oncologici indipendentemente dal livello di ricchezza o risorse disponibili. L'obiettivo è quindi difendere e potenziare l'universalità delle cure nel sistema sanitario nazionale, evitando disparità regionali.


Notiziario del malato - Redazione Reumatoide.it - Gennaio 2024

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