FIBROMIALGIA

FIBROMIALGIA

FIBROMIALGIA

Il termine "fibromialgia" significa dolore (algos) proveniente dai muscoli (myo) e dai tessuti fibrosi (fibro), come tendini e legamenti. La fibromialgia è, quindi, una malattia reumatica che colpisce l'apparato muscolo-scheletrico. In Italia molte persone, soprattutto donne d’età compresa fra i 25 e i 45 anni, sono colpite da fibromialgia.  Si tratta di una malattia reumatologica molto dolorosa, dalle cause ignote e contro la quale non sono ancora state messe a punto terapie realmente efficaci. La fibromialgia o sindrome fibromialgica, abbreviata in FM, o sindrome di Atlante, viene spesso definita “malattia fantasma“, perché la diagnosi è molto difficile e viene curata in modo ancora aspecifico: in passato si è persino dubitato che esistesse davvero e i disturbi da cui è caratterizzata vengono spesso ritenuti di tipo psicologico. Chi ne soffre sa bene quanto sia difficile condurre una vita normale: la fibromialgia è una malattia invalidante e molto seria.


Nel tempo, l'elemento di discussione principale è sempre stato la definizione della natura della malattia. Il nome ufficiale della malattia venne coniato nel 1976, quando il moderno concetto di fibromialgia riuscì a definire accuratamente i sintomi e la natura neurobiologica della malattia.

In passato, la malattia venne considerata come una fibrosite (malattia infiammatoria dei muscoli) e, alla fine degli anni '40, quando fu esclusa la presenza di infiammazione, una malattia su base psicologica. Attualmente, la classificazione internazionale delle malattie (ICD-10) elenca la fibromialgia tra le "Malattie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo" e afferma che la fibromialgia dovrebbe essere classificata come una sindrome somatica funzionale, piuttosto che come un disturbo mentale.


I sintomi della fibromialgia


La fibromialgia, è una sindrome (insieme di sintomi) che si caratterizza per dolore cronico diffuso ai quattro distretti corporei, evidenziata dalla positività ad almeno 11 punti dolenti su 18 distribuiti su tutto il corpo, cui si accompagnano altri sintomi a diversa espressione:

 

  • stanchezza cronica,
  • colon irritabile,
  • cistite interstiziale e/o vescica dolorosa,
  • mialgie associate a rigidità,
  • alterata/aumentata percezione del dolore sia per stimoli dolorosi (iperalgesia) che non
  • (allodinia),
  • insonnia e disturbi del sonno,
  • depressione e/o ansietà,
  • ricerca compulsiva di attenzioni e cure


Cause


La causa esatta all'origine della fibromialgia non è nota, ma si ritiene possano essere coinvolti diversi fattori (biochimici, genetici, neurochimici, ambientali, ormonali, psicologici ecc.). La patogenesi della malattia è, infatti, un argomento molto discusso: non esistono ancora dati definitivi, ma molti studi cercano di approfondire l'interazione multifattoriale esistente alla base della malattia. In particolare, i ricercatori ritengono che la fibromialgia amplifichi le sensazioni dolorose (o ne riduca l'inibizione), influenzando il modo in cui il cervello elabora i segnali di dolore. I sintomi a volte iniziano dopo un trauma fisico, interventi chirurgici, infezioni od un significativo stress psicologico. In altri casi, i segni della fibromialgia si accumulano gradualmente nel tempo, senza alcun singolo evento di attivazione evidente.


infiammazione cronica


L’infiammazione è una risposta naturale dell’organismo per la difesa e la protezione da potenziali danni e minacce. Più specificatamente è responsabile del riconoscimento, dell’eliminazione dell’agente dannoso e della riparazione dei tessuti per la loro guarigione. L’infiammazione può essere classificata in una forma acuta, che dura fino ad un massimo di qualche giorno, ed una forma cronica, la quale purtroppo non si risolve come dovrebbe fare fisiologicamente. Se da un lato la prima è benefica, dall’altra l’infiammazione cronica può portare ad un circolo vizioso tra distruzione e riparazione dei tessuti. Il problema principale dei disturbi a carattere infiammatorio cronicizzato non è l’innesco infiammatorio, piuttosto il fatto che lo stato infiammatorio non ha un termine conclusivo. È stato osservato che un incremento dei mediatori infiammatori sistemici sono associati ad un aggravamento dei sintomi fibromialgici. Per esempio risaltano per importanza la proteina C reattiva, l’interleuchina 1, 6 e 17, che incrementano a loro volta la sensibilità muscolare nei confronti degli stimoli fonti di dolore. Inoltre, si pensa che le donne siano maggiormente colpite dalla fibromialgia a causa dei livelli di estrogeni naturalmente più alti rispetto agli uomini, il che provoca un potenziamento dei processi immunitari ed allergici. Non sembra un caso, infatti, che chi soffre di fibromialgia tenda ad andare incontro maggiormente a forme di orticaria.


Epidemiologia


Le donne presentano più probabilità di sviluppare la fibromialgia rispetto agli uomini, con un rapporto di incidenza pari a circa 9:1 (F:M).

La malattia colpisce approssimativamente 1,5-2 milioni di italiani e la fascia di età più colpita si estende dai 25 ai 55 anni.


Le conseguenze della neuro-infiammazione


L’infiammazione risulta particolarmente dannosa quando coinvolge il sistema nervoso e prende il nome di neuro-infiammazione. Questa condizione rappresenta un aspetto chiave di diverse patologie tra cui le neuropatie, il dolore cronico, i disturbi dello spettro autistico ed alcune forme di alterazione ingiustificata del tono dell’umore. Esistono infatti numerosi punti di collegamento tra il sistema nervoso e le cellule immunitarie, le quali sono in grado di rilasciare fattori pro-infiammatori in seguito alla risposta ad infezioni, infiammazione, autoimmunità e traumi. In particolare nella fibromialgia la neuro-infiammazione è sostenuta da varie sostanze infiammatorie e cellule, in primis i mastociti e le cellule gliali, che hanno la funzione generale di rilevare i danni cellulari. Questo stato infiammatorio a livello cerebrale e delle fibre è a sua volta causa della cosiddetta iper-sensibilizzazione centrale, cioè il sistema nervoso non riesce più a distinguere gli stimoli nocivi da quelli innocui e segnala persistentemente una minaccia dolorosa. Pertanto l’ipersensibilità centrale provoca la sensazione di dolore anche di fronte a stimoli innocui, oppure una risposta esagerata al dolore. In tale condizione si evidenzia un aumento dei neurotrasmettitori eccitatori cerebrali, l’alterazione della dopamina ed una maggiore suscettibilità nei confronti delle fonti di dolore. Per di più un ulteriore punto di collegamento tra il sistema nervoso e la fibromialgia riguarda i nervi, in particolare sotto forma di neuropatia delle piccole fibre.


Le conseguenze della fibromialgia


La conseguenza “è la multiforme congerie di presentazione dei sintomi che vanno tutti indagati per una completa comprensione dello stato di sofferenza in cui versa il paziente.  Se si desideri una controprova possiamo analizzare i provvedimenti terapeutici suggeriti dalla letteratura internazionale per la multiforme sindrome fibromialgica. Viene suggerita una terapia basata su alcune classi farmacologiche ad azione sul sistema nervoso sia centrale che periferico. Stiamo parlando degli antidepressivi, degli anticonvulsivanti, di alcune classi di antiinfiammatori, del prezzemolino paracetamolo. 


Con tali terapie si mira:


a modulare il SNC inibendo la trasmissione degli input nocicettivi (blocco dei canali del Calcio Ca++ con gli anticonvulsivanti), o potenziando l’inibizione discendente (blocco della trasmissione degli input ai centri soprassiali di percezione del dolore medianti antidepressivi dopaminergici) a ridurre la scarica periferica degli input dolorosi mediante inibizione con antiinfiammatori e/o paracetamolo.

Nonostante tutto questo armamentario terapeutico, una significativa percentuale di queste pazienti continua ad avere dolore, stanchezza cronica, rigidità ecc.. ecc.  Evidentemente la mancata efficacia dei protocolli terapeutici riposa su un disconoscimento della origine della sindrome fibromialgica. Averla interpretata o come dolore nocicettivo somatico su base reumatica (terapia con antiinfiammatori e integratori) o come dolore neuropatico (terapia con antidepressivi e anticonvulsivanti) non è inesatto: entrambi i fenomeni sono presenti, è molto limitativo, non si coglie l’essenza della malattia cronica fibromialgica. La sindrome in quanto innescata da riattivazione virale, comporta una alterata risposta immunitaria che determina una permanente cascata citochinica, chemochinica, (infiammazione cronica persistente) che non riesce ad essere interrotta dalle terapie convenzionali e non.”


L’approccio alla fibromialgia


Risulta quindi importante, tipizzare a quale herpes virus si sia esposti, quale cascata immunitaria si sia innescata l’adattativa – innata, possibile con semplice prelievo ematico, e di conseguenza trovare lo strumento di modulazione (non di soppressione) necessario a ridurre la risposta e quindi il dolore.  È in questa impostazione che trovano un razionale d’uso terapeutico sia la terapia con farmaci omeopatici, che non può non essere individualizzata (risposta alla genesi adattativa della fibromialgia) sia l’ossigeno/ozono terapia per via endovenosa (risposta alla genesi innata). A completare il quadro terapeutico, tenendo presente l’origine virale, si deve e si può cercare di ridurre la carica virale, dopo aver ovviamente individuato lo specifico virus nella grande famiglia dei virus herpetici) con antivirali specifici e l’infiammazione con terapie idonee.

In buona sostanza possiamo affermare che esistono concrete possibilità di vivere meglio per questa classe di paziente.”


Fibromialgia: alimenti da evitare


Nel caso della Fibromialgia “ci sono degli alimenti che possono peggiorare l’infiammazione e che quindi andrebbero evitati o consumati occasionalmente:

 

  • Verdure e tuberi appartenenti alla famiglia delle Solanacee (melanzane, pomodori, peperoni, patate, peperoncini, bacche di Goji)
  • Legumi (fagioli, lenticchie, ceci, fave, piselli, soia)
  • Latticini per il loro contenuto di caseina
  • Cereali raffinati (tranne riso, quinoa, amaranto, grano saraceno, deno e miglio)
  • Cibi e zuccheri industriali”


Fibromialgia e attività fisica


Sebbene i dolori muscolari siano spesso molto forti, non temete. Il movimento fa benissimo. Anche se all’inizio vi sentite stanchi e pensate di non farcela. Dovete iniziare a camminare, muovervi e fare esercizi.  Questo è solo uno dei primi passaggi da compiere per iniziare a stare meglio.

Non ci sono esercizi per Fibromialgia specifici. L’importante è fare qualcosa.  Che sia uno sport individuale o di squadra, che sia la palestra o semplici camminate al parco. Abbiamo testimonianze di molti atleti, anche agonisti, che svolgono la loro attività nonostante la sindrome fibromialgica.


Omeopatia


Buoni risultati sono stati raggiunti, almeno a livello sintomatico, con i rimedi omeopatici, da associare comunque a una terapia psicologica di sostegno.


  • Actaea racemosa 7 CH è consigliato nei soggetti ipereccitabili, afflitte da dolori acuti e intensi localizzati a collo e schiena, con peggioramento di notte, in prossimità del ciclo o in menopausa. Intorpidimento e dolore sordo a braccia e zona lombare che si irradiano anche alle cosce.
  • Rhus Toxicodendron 15 CH è il rimedio da scegliere quando prevale la rigidità, con peggioramento quando si inizia a muoversi e successivo miglioramento graduale. Rigidità massima al mattino e al risveglio, con intorpidimento e formicolio, il dolore peggiora col freddo e umido e dopo il riposo.
  • Ruta graveolens 15 CH è consigliata per tutti i problemi a tendini, cartilagini e muscoli. Utile in caso di debolezza e indolenzimento muscolare, rigidità con senso di contusione a polsi, caviglie e colonna vertebrale, come se il corpo fosse “schiacciato”. Il dolore peggiora a letto e la persona deve continuamente cambiare posizione durante il sonno. I sintomi peggiorano con il riposo e con l’umidità mentre migliorano con il calore e il movimento.
  • Rhododendron 7 CH ha un’azione specifica sui tessuti fibrosi e muscolari e sul sistema nervoso periferico. I dolori si concentrano alle estremità del corpo, sono erratici e lancinanti. Marcata sensibilità ai cambiamenti climatici che generano anche sintomi mentali, ansia, irrequietezza e bassa autostima. I sintomi migliorano con il movimento e il caldo secco.


Ricapitolando


  • La fibromialgia è una condizione cronica (persistente).
  • I muscoli in costante tensione causano dolore localizzato o diffuso. Spesso, la condizione riferita dai pazienti è quella di stanchezza e facile affaticabilità, come se i muscoli lavorassero in continuazione. Le sedi prevalentemente interessate dal dolore sono: colonna vertebrale, spalle, cingolo pelvico, braccia, polsi e cosce.
  • La tensione muscolare provoca rigidità articolare, che può limitare i movimenti e provocare senso di gonfiore, oltre a riflettersi a livello dei tendini, che diventano dolenti nei loro punti di inserzione. Questi punti tendinei dolenti costituiscono, con alcuni punti muscolari, i "tender points", fondamentali durante la valutazione diagnostica.
  • Gli indici di infiammazione sono nella norma e la malattia non dimostra alterazioni muscolari e tendinee significative. Sebbene possa assomigliare ad una patologia articolare, non si tratta di artrite e la fibromialgia non causa una condizione degenerativa (a differenza dell'artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e la polimiosite).
  • La fibromialgia tende a non rispondere ai tradizionali antidolorifici: i farmaci che si sono dimostrati efficaci agiscono a livello del sistema nervoso centrale.


Malattie reumatoide - Redazione reumatoide.it - Ottobre 2022

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