MANSIONI EQUIVALENTI E COMPATIBILI

MANSIONI EQUIVALENTI E COMPATIBILI

MANSIONI EQUIVALENTI E COMPATIBILI

"Quando si parla di disabili al lavoro, spesso si fa riferimento a mansioni equivalenti e compatibili, due concetti importanti per la tutela del dipendente. È fondamentale conoscere questi termini per far valere i diritti dei lavoratori disabili."


Nel mondo del lavoro, il concetto di mansioni equivalenti è alla base per la protezione dei diritti dei lavoratori. Garantisce che eventuali cambi nelle mansioni assegnate non debbano mai tradursi in un demansionamento professionale ingiusto per il dipendente. Ma cosa si intende precisamente con il termine mansioni equivalenti?


Cos’è una mansione equivalente?


Il termine mansione equivalente indica un ruolo o un’attività che, pur presentando differenze nei dettagli e nei contenuti rispetto alla posizione originale del lavoratore, offre un livello comparabile di complessità e responsabilità.Per mansione equivalente si intende dunque un incarico che assicura la stessa dignità professionale, accompagnata da condizioni di retribuzione e diritti normativi sostanzialmente invariati. Questo principio trova fondamento nell’articolo 2103 del Codice Civile: ogni lavoratore deve essere impiegato secondo le competenze per cui è stato selezionato oppure in altre funzioni che si equivalgano per categoria legale e livello di inquadramento a quelle originariamente assegnate. L’obiettivo della disposizione legale è garantire che nessun dipendente possa essere relegato a compiti inferiori senza una valida giustificazione, proteggendo così la sua carriera e il suo sviluppo professionale da possibili azioni arbitrarie del datore di lavoro. La norma mira a preservare l’equità all’interno dell’ambiente lavorativo, assicurando che ogni variazione nel percorso professionale del lavoratore sia coerente con le sue capacità e con il rispetto del suo status professionale.


Quando una mansione è equivalente?


La valutazione dell’equivalenza tra mansioni si basa su criteri specifici. Servono a stabilire se due attività lavorative possono essere considerate sullo stesso piano in termini di responsabilità, complessità e remunerazione. I fattori chiave includono:


  1. Livello di inquadramento contrattuale: le mansioni devono appartenere alla stessa categoria o al medesimo livello professionale.
  2. Competenze e professionalità richieste: le attività devono necessitare di un livello di conoscenze e abilità simile.
  3. Complessità e responsabilità del lavoro: le mansioni dovrebbero presentare un grado comparabile di onerosità e responsabilità.
  4. Retribuzione e trattamento normativo: è essenziale che le mansioni offrano un compenso e dei diritti equivalenti per il lavoratore.


Questa analisi comparativa serve a garantire che ogni cambiamento nella designazione delle attività lavorative non comporti una diminuzione ingiusta del valore professionale del dipendente all’interno dell’organizzazione.


Come funziona il demansionamento nel pubblico impiego


Il demansionamento, ovvero l’assegnazione di mansioni inferiori rispetto a quelle per cui si è stati assunti, è una questione che riguarda anche il settore del pubblico impiego. La normativa e le interpretazioni giuridiche specifiche per questo ambito delineano come vengono gestite queste situazioni. Ci sono delle differenze rispetto a quanto avviene nel settore privato.


Il quadro normativo


Nel pubblico impiego, il concetto di equivalenza delle mansioni si basa su una definizione più formale rispetto al settore privato. Si fa riferimento, in particolare, all’articolo 52 del Decreto Legislativo n. 165 del 2001, che stabilisce criteri specifici per determinare quando un cambio di mansioni non deve essere considerato un demansionamento. La chiave di lettura si basa sul concetto di “area professionale” definita dal contratto collettivo di riferimento.


La specificità del settore pubblico


A differenza del settore privato, la valutazione dell’equivalenza delle mansioni nel pubblico impiego non dipende dalla specifica professionalità acquisita dal lavoratore nel corso della sua esperienza lavorativa. In pratica, le nuove mansioni devono rientrare nella stessa area professionale definita dal contratto, indipendentemente dalle effettive competenze e capacità acquisite dal dipendente. In caso contrario si può parlare di demansionamento. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32592 del 17 dicembre 2018, ha chiarito che la determinazione delle mansioni equivalenti deve attenersi esclusivamente alla classificazione prevista dalla contrattazione collettiva. Questo orientamento sottolinea come le norme introdotte per proteggere il bagaglio professionale del lavoratore, come l’articolo 2103 del Codice Civile, non trovino diretta applicazione nel pubblico impiego.


Implicazioni pratiche


Questa interpretazione ha conseguenze importanti sulla gestione del personale nelle pubbliche amministrazioni. Un dipendente che abbia sviluppato competenze specifiche e avanzate in un determinato settore può vedersi assegnare nuove mansioni che, pur rientrando nella stessa area contrattuale, potrebbero non valorizzare appieno le sue abilità. Secondo la normativa e l’interpretazione corrente, questa assegnazione non costituisce demansionamento ai sensi della legge.


Cosa sono le mansioni compatibili


Le mansioni compatibili sono rilevanti quando si parla di lavoratori con disabilità. Ci riferiamo all’obbligo per i datori di lavoro di assegnare incarichi che siano in linea con le capacità residue del lavoratore, senza esigere da quest’ultimo prestazioni che vadano oltre le sue possibilità.


La legge sul collocamento obbligatorio


La legge n. 68/1999 sul collocamento obbligatorio è il punto di riferimento per la tutela dei lavoratori disabili. Stabilisce che il datore di lavoro debba considerare le limitazioni e le esigenze specifiche del lavoratore disabile, assegnandogli mansioni che non solo siano fattibili ma che rispettino anche la sua condizione fisica e mentale.


Il diritto di rifiuto e la verifica della compatibilità


Un aspetto fondamentale di questa tutela è il diritto del lavoratore di rifiutare mansioni che ritiene incompatibili con il proprio stato di salute. Inoltre, sia il lavoratore che il datore di lavoro possono richiedere una verifica della compatibilità delle mansioni assegnate con la condizione di disabilità del lavoratore. Questo processo può portare all’assegnazione di nuove mansioni, equivalenti o, se non disponibili, anche inferiori, pur garantendo al lavoratore la conservazione del trattamento economico più favorevole.


In caso di incompatibilità


Quando si evidenzia un’incompatibilità tra le mansioni e la disabilità del lavoratore, e non si riescono a trovare alternative adeguate all’interno dell’organizzazione aziendale, il datore di lavoro può procedere al licenziamento. Ma è sempre consigliato individuare soluzioni che preservino il posto di lavoro del dipendente, considerando l’importanza dell’inclusione lavorativa per le persone con disabilità.


Mansioni compatibili, la sentenza


Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo dettagliato gli obblighi dei datori di lavoro riguardo le mansioni compatibili con le condizioni di salute dei lavoratori disabili. Questa sentenza prende le mosse dall’analisi di due articoli chiave del decreto legislativo numero 81 del 2008:


Articoli fondamentali


  1. Articolo 2087: questo articolo impone all’imprenditore di adottare le misure necessarie per tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori, tenendo conto delle specificità del lavoro svolto, dell’esperienza e della capacità tecnica.
  2. Articolo 18: specifica gli obblighi del datore di lavoro e dei dirigenti in termini di affidamento dei compiti ai lavoratori, sottolineando la necessità di considerare le capacità e le condizioni di salute dei dipendenti in relazione alla sicurezza e alla salute sul lavoro.


Il caso esaminato


Il caso in esame riguardava un lavoratore che, dopo un infortunio sul lavoro con conseguenti postumi invalidanti, era stato assegnato a mansioni di portineria e sorveglianza. Successivamente, è stato adibito a compiti di imballo, che comportavano sforzi fisici non compatibili con il suo stato di salute, portando a un ulteriore infortunio. La sentenza di primo grado aveva assolto il datore di lavoro dall’accusa di lesioni personali colpose, ma in appello, la Corte ha riconosciuto la responsabilità del datore di lavoro, condannandolo al risarcimento dei danni.

La Cassazione ha confermato questa sentenza, evidenziando la chiara incompatibilità tra le mansioni assegnate e la condizione fisica del lavoratore, nonostante le valutazioni del medico aziendale che avrebbero dovuto tutelarlo.


Importanza della sentenza


Questa sentenza sottolinea l’importanza del ruolo del medico competente e della corretta valutazione delle condizioni di salute dei lavoratori nella assegnazione delle mansioni. Dimostra, inoltre, che la responsabilità del datore di lavoro non si esaurisce nella mera osservanza formale delle disposizioni legali, ma richiede un’attenzione concreta alle capacità effettive dei lavoratori e alle potenziali conseguenze sulla loro salute.


FAQ (domande e risposte)


Cosa significa “mansioni equivalenti” nel diritto del lavoro?


Nel diritto del lavoro, le mansioni equivalenti si riferiscono a compiti assegnati a un lavoratore che, pur differendo per specificità e contenuto rispetto a quelli originari, mantengono un livello di professionalità, complessità e retribuzione simili. Questo concetto è fondamentale per garantire che i cambiamenti nelle assegnazioni lavorative non comportino un demansionamento, ossia un declassamento ingiusto della posizione professionale del lavoratore.


Come si stabilisce l’equivalenza delle mansioni secondo la giurisprudenza?


L’equivalenza delle mansioni è stabilita attraverso l’analisi di vari criteri:


  1. Livello di inquadramento contrattuale: le mansioni devono appartenere alla stessa categoria o livello professionale.
  2. Competenze e professionalità richieste: le mansioni devono necessitare di conoscenze e capacità simili.
  3. Complessità e responsabilità: le attività devono presentare onerosità e responsabilità comparabili.
  4. Retribuzione e trattamento normativo: è essenziale che le mansioni offrano una retribuzione e diritti equivalenti.


Quali sono le conseguenze del demansionamento per il lavoratore?


Il demansionamento, ossia l’assegnazione a mansioni non equivalenti che peggiorano la posizione professionale del lavoratore, può avere conseguenze significative, tra cui:


  • Ricostruzione del ruolo originario: il lavoratore ha diritto a essere riassegnato alle sue mansioni originali;
  • Risarcimento del danno: può essere richiesto per la perdita di professionalità e per lo stress subito.


Come funziona il demansionamento nel pubblico impiego?


Nel pubblico impiego, il concetto di mansioni equivalenti si basa su una classificazione formale definita dai contratti collettivi. Ciò significa che un cambio di mansioni non è considerato demansionamento se le nuove mansioni appartengono alla stessa area professionale definita dal contratto, indipendentemente dalle competenze specifiche acquisite dal lavoratore.


Cosa sono le mansioni compatibili per i lavoratori disabili?


Le mansioni compatibili per i lavoratori disabili sono quelle assegnazioni lavorative che tengono conto delle limitazioni e delle capacità residue del lavoratore, garantendo che non gli vengano richieste prestazioni oltre le sue possibilità. Questo concetto è supportato dalla legge n. 68/1999, che promuove l’assegnazione di mansioni adeguate allo stato di salute del lavoratore disabile.


Qual è il ruolo del medico competente nelle assegnazioni di mansioni compatibili?


Il medico competente gioca un ruolo chiave nell’assegnazione di mansioni compatibili, fornendo valutazioni basate su sorveglianza sanitaria e giudizi di idoneità. Queste valutazioni sono fondamentali per determinare se le mansioni assegnate rispettano le condizioni di salute del lavoratore, assicurando che le assegnazioni siano non solo legalmente appropriate ma anche fisicamente fattibili per il lavoratore disabile.


Diritti del malato - Tratto da invaliditaediritti.it - Marzo 2024

Torna indietro
Share by: